E’ ora di fare chiarezza

In linea con quanto disposto dall’art. 4 della L. 34/2005, da oltre un anno la Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Dottori Commercialisti ha intrapreso un lavoro per verificare la sus- sistenza di oggettive condizioni per la predisposizione di un progetto di eventuale fusione con la Cassa di Previdenza dei Ragionieri.

La norma in questione prevede che l’iniziativa dei Consigli di Amministrazione, volta a verificare la possibilità di unificazione, tenga conto di alcuni principi e criteri guida; tra cui assumono impor- tanza fondamentale i seguenti:

– le regole da seguire nel processo di unificazione devono basarsi su “quelle fissate dagli arti- coli 2498 e seguenti del codice civile”;

– i progetti di unificazione delle Casse interessate devono poggiare su “bilanci di unificazione che considerino le situazioni patrimoniali in atto e le previsioni sulle dinamiche demogra- fiche e delle adesioni”;

– deve essere accertata la condizione che “eventuali modifiche ai regimi previdenziali non com- portino effetti peggiorativi sui risultati delle gestioni previdenziali previsti a normativa vigente”.

Le modalità di tale verifica, ancorché preliminarmente concordate con la Cassa Ragionieri, sono state però da quest’ultima disattese sia nella forma che nei contenuti, dal momento stesso in cui, apoditticamente:

– ritiene che dal 1 gennaio 2008, con l’Albo Unico nasca una nuova professione;

– pretende che la fusione delle Casse sia un atto dovuto;

– dichiara che occorre solo verificare che la Cassa unificata abbia una sostenibilità di lungo peri- odo;

– motiva la stessa fusione con il derivante risparmio di costi; – prefigura l’intervento statale d’imperio qualora non si addivenisse a una soluzione concordata. Il Consiglio di Amministrazione della Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza dei

Dottori Commercialisti non può accettare tali assunti prima di tutto per motivi di diritto, oltrechè di logica.

Infatti:

– Dal 1 gennaio 2008, con l’Albo Unico (o meglio con l’“Albo dei Dottori Commercialisti ed esperti contabili”) viene affermata la continuità e piena vitalità della categoria dei dottori com- mercialisti che oggi cresce ad un ritmo di oltre 2000 iscritti l’anno e può contare su oltre 65.000 iscritti al registro dei praticanti.

– Dal 1 gennaio 2008, invero, scompare la figura del ragioniere collegiato che rimane unica- mente titolo distintivo all’interno del medesimo Albo dei Dottori Commercialisti.

– Non si può subordinare il processo di fusione alla mera verifica di sostenibilità della Cassa uni- ficata, posto che, invece, in risposta a quelli che sono semplici concetti economici ancor prima che disposti normativi, è assolutamente prioritario stabilire quale contributo darà ciascu- na delle due categorie a questa sostenibilità. E per fare questo è necessario – attraverso un piano di lavoro, su cui da tempo la C.N.P.A.D.C. ha avanzato specifiche proposte – verifi- care la sostenibilità previdenziale dei due enti sulla base di parametri condivisi e, trattandosi di sistemi a ripartizione, senza poter prescindere dalle dinamiche demografiche che,come

noto, presentano fortissimi valori di disuguaglianza tra Dottori Commercialisti – in continua crescita – e Ragionieri – in costante riduzione.

– La fusione non è, e non potrà essere, un atto dovuto:

  • in primo luogo, perché, le Casse, con l’emanazione del D.Lgs. 509/1994, hanno acquisito natura privatistica;
  • perché così ha deciso il legislatore quando ha previsto – e non avrebbe potuto fare altri- menti – che il percorso di eventuale unificazione degli enti dovesse sottostare alle regole civilistiche della fusione che impongono una decisione favorevole dei rispettivi organi amministrativi, qualora condividano un progetto di fusione e una delibera di approvazione delle rispettive assemblee in caso di accoglimento di tale progetto.

– Le eventuali e meramente ipotetiche economie che potrebbero originarsi da una fusione dei due enti, avrebbero una valenza minimale rispetto ai valori dei debiti previdenziali cui gli stes- si sono chiamati a fare fronte; tanto meno la nostra Cassa intende rinunciare ai propri collabo- ratori, funzionari e dirigenti che oggi rappresentano una importante e irrinunciabile ricchezza all’interno dell’ente, né ritiene che la fusione sia l’ideale strumento per fare fronte a virtuali e non meglio definite sacche di inefficienza o diseconomicità gestionale (che comunque non caratterizzano la nostra Cassa).

– La possibilità di intervento statale, in assenza di una concordanza di soluzione, rappresenta solo una strumentale e malcelata minaccia di chi intende a tutti i costi far risultare accettabile qualsiasi ipotesi di appianamento, facendola apparire come possibilità di gestire il processo di fusione piuttosto che subirlo per imposizione esterna. Ma si può coscientemente accettare una soluzione non condivisa per il solo fatto di temere un paventato intervento statale che, per legge, non può e non deve avvenire?

Possiamo comprendere – ma non condividere – l’esigenza della Cassa Ragionieri di voler garan- tire la propria dichiarata sostenibilità previdenziale attraverso l’allargamento del bacino di riferi- mento, attingendo ai flussi demografici dei Dottori Commercialisti, ma crediamo fortemente che i giovani Dottori Commercialisti, attuali e futuri, abbiano già fortemente e responsabilmente fatto troppi sacrifici sostenendo la recente riforma adottata dalla Cassa Dottori Commercialisti per poterne eventualmente sostenere di ulteriori.

Per questi motivi e con tutta la responsabilità che deriva dal ruolo che ricopriamo e, ci venga con- sentito, per l’amore che nutriamo per la nostra professione, non potremmo in alcun modo per- mettere che il suo futuro previdenziale possa essere messo minimamente in dubbio da una presa di posizione dei ragionieri sulla pretesa ineluttabilità della fusione delle due Casse, quasi la stes- sa fosse automatico corollario – immediato o prossimo venturo – dell’Albo Unico, anziché una eventualità su cui i Dottori Commercialisti devono esprimersi in maniera libera, consapevole e indipendente.

Le ragioni sottostanti al percorso di unificazione degli Albi non possono e non devono rientrare nel novero delle motivazioni sottostanti alle scelte e decisioni di carattere previdenziale che sono alla base della valutazione di qualunque progetto di fusione delle Casse.

Va categoricamente escluso ed impedito che l’avvio dell’Albo Unico possa occasionare elementi di pregiudizio o stravolgimento degli equilibri previdenziali già propri della cate- goria dei Dottori Commercialisti.

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