I Dottori Commercialisti, da sempre, sono a disposizione delle istituzioni e della collettività: a volte, anche ben oltre quello che è il ruolo che loro compete.
Esempio di ciò è l’attività svolta in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate in tutta la valanga di adempimenti e invii di dichiarazioni e comunicazioni varie. Una complessa e infinita opera, in fondo mai riconosciuta (non solo da un punto di vista economico) e neanche facilmente comprensibile dalla nostra clientela. Un’attività che ha profondamente modificato la struttura dei nostri studi e che, probabilmente, poco ci compete.
Nonostante ciò, i Dottori Commercialisti hanno svolto e continuano a svolgere quest’intenso lavoro che permette all’Erario di mantenere il funzionamento, a costo zero, di un sistema di scambio d’informazioni tra i più moderni al mondo. Fanno tutto ciò nonostante troppo spesso l’Amministrazione finanziaria imputi ai Dottori Commercialisti una funzione di mero consulente per l’elusione (se non l’evasione) fiscale. Questo – lo diciamo con forza – non è il nostro ruolo nella società. Ben altre sono le attività e le competenze per le quali i Dottori Commercialisti si sono laureati, hanno svolto un praticantato, hanno superato un esame di stato, si sono iscritti ad un Albo, si aggiornano costantemente e sono soggetti ad un rigido controllo delle capacità tecniche e dell’integrità deontologica da parte del proprio Ordine di appartenenza. I Dottori Commercialisti non sono i consulenti degli evasori ma sono, molto spesso, dei veri e propri “educatori” dei propri clienti.
Sono certo che se non ci fossimo noi, anche il gettito fiscale sarebbe, fortemente, inferiore a quello attuale. Come in tutte le altre categorie anche tra i Dottori Commercialisti può esserci qualche “mela marcia” ma, di certo, si tratta di eccezioni rispetto ad una stragrande maggioranza di professionisti che, quotidianamente, svolgono una professione anche al servizio del “sistema paese”.
Tra i vari obblighi a cui la nostra categoria è assoggettata, vi è da qualche anno, anche il rispetto della normativa antiriciclaggio. E’ indiscutibile che, il rispetto degli adempimenti e delle procedure previsti da questa normativa, abbia provocato una “rivoluzione culturale” nello svolgimento della nostra professione.
Per la prima volta i Dottori Commercialisti si sono trovati a schedare e controllare i propri clienti ed, eventualmente, a segnalarne le azioni.
La normativa stessa, inoltre, è complessa e confusa. Dopo alcuni anni si può dire che, almeno per quanto riguarda il rispetto degli indirizzi per i professionisti, l’obiettivo non è stato raggiunto. Il rischio che si sta prefigurando è quello per cui – invece di contrastare il reato del riciclaggio – si applichino pesanti sanzioni, anche penali, per il mancato rispetto di obblighi formali da parte dei professionisti. Nonostante ciò, anche questa volta, i Dottori Commercialisti vogliono applicare la normativa e mettersi al servizio delle istituzioni. Ciò, però, potrà avvenire solo attraverso un rapporto di sinergia e collaborazione tra i Dottori Commercialisti e le istituzioni protagoniste nella normativa antiriciclaggio (Mef, Uif e Guardia di Finanza).
L’obbiettivo si potrà raggiungere solo in questo modo: percorrendo due strade parallele. La prima, attraverso una semplificazione della normativa (a tale proposito, non si capisce, ad esempio, per quale motivo in Italia si debba tenere il registro della clientela dopo che si è eseguita l’adeguata verifica). La seconda strada è quella, come già detto, di creare una sinergia tra le Istituzioni e i Dottori Commercialisti, per sensibilizzare ed istruire quest’ultimi degli adempimenti e delle procedure previste dalla normativa antiriciclaggio.
In altri termini, i Dottori Commercialisti ribadiscono la loro posizione al servizio del paese e al fianco delle Istituzioni ma chiedono collaborazione e pieno riconoscimento delle funzioni che svolgono a servizio della giustizia, dell’equità e della legalità .I Dottori Commercialisti sono stufi delle continue vessazioni a cui sono soggetti.