Terra (materie prime), capitale e lavoro questi erano i tre fattori produttivi nella teoria economica classica. Avendone in quantità e qualità adeguata si poteva produrre tutto ciò che il livello delle conoscenze tecnologiche consentiva.
Possiamo oggi dire che è ancora così? Penso, come esempio estremo, a quelli che io chiamo gli “Imprenditori a fabbrica zero” cioè quei produttori che fatturano anche milioni di euro, quasi sempre con margini di tutto rispetto, senza avere una propria unità produttiva.
Operano nei settori più svariati con organizzazioni minime (2 – 3 dipendenti al massimo), vendendo prodotti a clienti magari sparsi per il globo, combinando, brevetti, progettisti, fornitori, assemblatori, manutentori, spesso spaziando dall’Europa all’Estremo Oriente. Produttori di questo tipo gestiscono soprattutto il “quarto fattore produttivo” e quasi solo quello: le informazioni. Informazioni sui clienti, sui prezzi, sui fornitori, sui mercati, sulla logistica sono l’unica cosa di cui si occupano veramente.
E’ l’abbondanza e la qualità di questo fattore che determina in modo strategico tutti i processi. Le informazioni sono per loro natura ad alta deperibilità (tutto cambia in poco tempo) quindi la velocità diventa così decisiva nella loro acquisizione e nella loro gestione: rapidamente debbono essere fatte fruttare.
Le “fabbriche” dell’800, fortemente gerarchiche ed organizzate per funzioni verticali, non potrebbero mai essere le strutture produttive adeguate per una simile evoluzione dei sistemi produttivi. Ecco così che diventa indispensabile fare rete (quasi sempre più d’una) e lavorare per progetti, organizzandosi flessibilmente con clienti e fornitori, condividendo conoscenze, competenze, sforzi e risultati.
Mi chiedo se non sia questo il nostro naturale ambito di lavoro e se il mondo che verrà non possa che vederci come protagonisti. Certo non “per grazia ricevuta” perché “non esistono pasti gratis”. Infatti chi più di noi tratta, gestisce, elabora informazioni? Ma quali informazioni?
La nuova frontiera delle software house, è passare dalla scannerizzazione del documento alla registrazione contabile senza che vi sia l’intervento di un operatore: non è il “data entry” ciò di cui parliamo. Se l’ “oro” del futuro sono le informazioni, allora noi siamo seduti su un vero e proprio tesoro da cui troppo spesso prendiamo solo qualche moneta per calcolare le tasse da pagare, dimenticando tutto il resto.
In realtà le nostre tecniche ci consentono di sapere molto sulla situazione dei nostri clienti e sulle condizioni praticate loro da banche, fornitori e clienti dei nostri clienti, oltre che sui prodotti, sui processi produttivi e su molto altro ancora.
Il problema allora è gestire tutto questo e trasformarlo in prodotti e servizi più complessi e ad alto valore per il mercato – perché capaci di ridurre costi e/o dare nuove opportunità – con strumenti e tecnologie adeguate oltre che con un livello di specializzazione molto spinta.
Non solo.
Sempre di più diventerà importante la rapidità con cui l’informazione viene acquisita e viene messa a disposizione dell’impresa nelle sue articolazioni, dei suoi partner, delle reti di cui è parte.
Tre quindi i titoli delle sfide del futuro: gestione più evoluta delle informazioni, specializzazione, velocità nella condivisione. A queste si accompagneranno cambiamenti già da tempo iniziati ma che avranno importanti accelerazioni. Le tecnologie e i programmi software diventeranno sempre più articolati, complessi e performanti; gli studi saranno in continua crescita o, molto più probabilmente, si organizzeranno reti flessibili di colleghi stabilmente strutturate o che si creeranno e smonteranno su piattaforme a ciò dedicate su progetti specifici; la gestione dei dati sarà sempre più “cloud” per condividerli in tempo reale – nella massima sicurezza degli accessi- in quel luogo astratto e sempre più affollato e per questo interessante che è la “nuvola”.
La crisi economica c’è e la sentiamo tutti ma la nostra spinta verso una più forte innovazione di prodotto/servizio e processo, può dare un contributo di inaspettata rilevanza al rilancio ed allo sviluppo del nostro paese.