E’ giunto il momento. Dopo prestigiosi venti anni, ANDOC è chiamata a disegnare il proprio futuro. Compito non facile. Serve un colpo di reni. Perché il sindacato professionale è in crisi profonda, soverchiato dagli Ordini locali o nazionali che siano, con la (grave) conseguenza che i singoli professionisti rimangono senza alcuna tutela.
In questa situazione si trova anche il sindacalismo dei dottori commercialisti, ANDOC compresa, nonostante che sia una delle tre Associazioni riconosciute ufficialmente.
Nel disegnare il proprio futuro, ANDOC deve dunque privilegiare la tutela dei dottori commercialisti. Assumendosi così una pesante responsabilità.
Il discorso si sposta allora sui contenuti del termine “tutela”, che si prospetta, in questa nostra succinta analisi, come un mix di idealismo e pragmatismo.
L’idealismo ci riconduce, innegabilmente, ai valori dell’etica, della meritocrazia, e della cultura che sono da sempre le nostre bandiere, valori che custodiamo nei nostri cuori prima che nelle nostre menti.
Ma oggi, ed ancora più domani, con la società in profonda trasformazione, l’idealismo da solo non è sufficiente. Non paga. Ad esso va affiancato un ragionevole pragmatismo, affinché il futuro della nostra associazione sia più promettente ed all’altezza dei tempi.
Idealismo e pragmatismo insieme. Sembra una formula astratta, ma tale non è perché idealismo e pragmatismo si completano vicendevolmente e costituiscono una nuova linea-guida, una vera a propria svolta nella attività della nostra Associazione.
E’ del tutto pacifico che dovremo raccomandare comportamenti professionali etici; è naturale che in ogni circostanza pretenderemo il rispetto dei nostri qualificanti meriti; è chiaro che dovremo arricchire la nostra cultura: tutto questo è lodevole. Ma non basta. Il mondo, il nostro mondo, muta senza sosta. Dobbiamo prenderne atto e scrivere le regole senza tentennamenti, ipocrisie o compromessi.
Per cominciare dobbiamo chiederci cosa possano desiderare da noi i nostri iscritti e quali servizi desiderino da noi, e cosa noi possiamo offrire loro. Cioè, quale sia, per usare un’espressione di romana saggezza il do ut des in un reciproco rapporto duraturo e condiviso.
Per dare una concreta risposta alle domande che così ci poniamo, dobbiamo ricorrere ad un’operazione difficile ma necessaria, di tipo empatico. Si tratta, in buona sostanza, di individuare quale interventi del nostro sindacato possano offrire una speranza di miglioramento della vita professionale dei nostri colleghi e delle nostre colleghe.
La nuova ANDOC ovvero, se si preferisce, l’ANDOC del futuro, dovrà essere in grado di dare, in un contesto pienamente condiviso, una nuova dimensione al concetto di assistenza sindacale fondata sul potere/dovere di rappresentanza con tutte le responsabilità derivanti dal mandato ricevuto dai nostri assistiti.
ANDOC dovrà quindi mantenere con i propri iscritti un rapporto profondo e continuativo; con frequenti iniziative, alla riscoperta del piano valoriale dell’agire in stretta e fattiva cooperazione, in particolar modo in questi momenti di crisi devastante, e di lungo periodo.
Un obiettivo immediato è quello di evitare che le relazioni in atto vengano perse o siano degradate. E questa deve essere la base di partenza per avviare un’opera di sagace proselitismo “porta a porta”.
E’ un’azione che ha per scopo l’ampliamento della base associativa e che non configge affatto con l’approccio empatico. L’empatia, infatti, è definita in psicologia come la capacità di comprende lo stato d’animo di un’altra persona, in modo immediato, senza ricorso alla comunicazione verbale. Da qui la necessità, prima dell’intervista al candidato associato, di chiedersi quali potranno essere le più probabili domande che ci saranno rivolte e le risposte che daremo.
Le risposte alle possibili domande presuppongono un’efficace organizzazione presente sull’intero territorio nazionale, articolata regione per regione in considerazione della prospettiva federalista.
L’organizzazione centrale dovrà presiedere i rapporti con le Autorità politiche, amministrative, professionali e sindacali.
Queste e tante altre idee potrei esporre data la mia (troppo) lunga esperienza professionale e sindacale, ma le esigenze di spazio non me lo consentono. Mi sia allora concesso di concludere con un invito a mantenere tutti uniti per lavorare insieme, con l’entusiasmo di sempre, per fare in modo che ANDOC cresca giorno dopo giorno fino a diventare la maggiore organizzazione sindacale dei Dottori Commercialisti. E’ questa la sfida del futuro. Del nostro futuro